Pirgopolinice è un fantastico sbruffone, un gioioso pavone, esagerato, spudorato, vitale. La distanza tra ciò che è e ciò che crede di essere è tale da irritare profondamente chiunque abbia un po’ di buon senso.
In una Efeso simile all’originale quanto l’ambientazione di certi western spaghetti al far west, si consuma la tragicomica truffa di un gruppo di sfaccendati di vario genere ai danni di un soldato che ha due debolezze: le donne, meglio se sposate, ed essere adulato. Ha una divisa, dunque un potere, e molti soldi, che dispensa generosamente per soddisfare questi peccatucci. Tutti fingono simpatia e perfino amore per lui per aver qualcosa in più di ciò che gli spetta , tutti pronti a godere nell’improvvisare vere e proprie recite in favore del credulo pavone, ma pavoneggiandosi a loro volta della loro abilità nel sostenere il ruolo stabilito: l’amico fidato, il servo fedele, il vicino premuroso, la fidanzata amorevole e così via.
«Una commedia – come scrive la regista Marinella Anaclerio – adatta ai tempi di grandi commedianti in cui viviamo. La struttura linguistica delle commedie plautine è incredibilmente varia: parti in prosa, recitativi ed “arie”, i cantica appunto, dei quali le partiture sono andate perdute. Ho cercato di rendere tale ricchezza lavorando ad una traduzione drammaturgica, cioè una traduzione che fosse già una proposta di regia, forzando in alcuni casi l’assetto di un personaggio in funzione della resa generale del testo».
Articolo originale da Città della Spezia